Ci vorrebbe un mediatore culturale tra patate e piselli

patata piselloQuando ho letto la notizia degli stupri di Rimini e lo sconcertante commento del “mediatore culturale” credo mi si sia alzata la pressione come un geyser: pare che Abid Jee, il ventiquattrenne  impiegato della cooperativa bolognese Lai-Momo, abbia scritto sul suo profilo Facebook  «Lo stupro è peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale». Subito mi sono detta che Abid Jee, e tutti gli uomini che la pensano come lui, dovrebbero avere il “privilegio” di vivere la stessa esperienza, direttamente nel proprio ano. Probabilmente, quando si calmano, possono apprezzare tutta la rete neurale che la Natura ha predisposto nei loro culi, e magari persino scovare con compiacimento il loro punto G.

Poi, a mente fredda, mi sono detta che c’è un disperato bisogno di “mediazione culturale” tra donne e uomini, tra patate e piselli, che mica ci siamo sintonizzati molto bene nelle ultime migliaia di anni. Talvolta ho la sensazione che gli uomini non intuiscano neppure vagamente come funziona una donna, cosa desidera e cosa non desidera, cosa è un trauma indelebile e cosa è il piacere. Ovvio che a livelli così bassi di empatia non si arriva per fortuna facilmente in Occidente, ma gioverebbe comunque a tutti gli uomini conoscere meglio le donne anche dal punto di vista neurobiologico. E comunque non dormo sonni tranquilli pensando che in altre parti del mondo alle donne toccano uomini del genere.

Così propongo di nominare “mediatore culturale” tra donne e uomini la giornalista americana Naomi Wolf, colei che ha scritto “il libretto delle istruzioni” delle donne più utile della storia dell’Umanità: “Vagina. Una storia culturale” (2012, Mondadori) contiene tutte le informazioni che occorrono agli uomini per cominciare una buona volta a conoscere la sessualità femminile e a rispettare le donne. È anche un indispensabile vademecum per la donna stessa, perché nonostante noi si sia posseditrici di vagine, molto spesso ne ignoriamo il funzionamento, le esigenze, le potenzialità, il mistero e l’innegabile fascino. Abbiamo un tesoro prezioso che spesso trattiamo come fosse bigiotteria. Perché lo facciamo? Abitudini culturali e religiose. “Là sotto” a volte non ha neanche un nome. Non la amiamo la nostra vagina, la troviamo spesso imbarazzante e orrenda, altrimenti non esisterebbero fenomeni come la labioplastica, o le assurde mutilazioni genitali femminili.

Così vorrei raccontarvi qualcosa tra le tantissime che ho appreso leggendo “Vagina. Una storia culturale”, che è stata una delle letture più importanti mentre scrivevo “Alle donne piace soffrire?”. Magari l’avessi letto quando avevo vent’anni, avrei gestito la mia “yoni” in modo più reverenziale.

Sapevate che esiste una connessione neurale profonda fra il cervello e la vagina?

Che la clitoride non è solo il punto più sensibile ma anche il catalizzatore del coraggio e della fiducia in sé stesse delle donne?

Sapevate che dalla vagina dipendono la creatività, l’autostima e persino il nostro carattere?

Sapevate che il Tantra e la dottrina Taoista «considerano la vagina un organo vivo, dotato di una volontà, di preferenze, di influenza e capacità di agire: è una visione sostanzialmente aliena per noi e molto diversa dal modo passivo, ricettivo, spersonalizzato e sostanzialmente senza voce in cui la vagina viene raffigurata nella nostra cultura»? Ecco, pensare chepoi la donna diventa calma ed è un rapporto normale” (per usare le parole del mediatore), vuol dire immaginare la vagina come un “vuoto” passivo, ricettivo, spersonalizzato e senza voce. Qualcosa da riempire comunque anche senza il consenso della donna.

Sapevate che per l’arousal femminile è basilare il  rilassamento, e che lo stress negativo interferisce con tutti i processi sessuali femminili? Durante uno stupro una donna è tutto fuorché rilassata, al limite diventa catatonica per cercare di uscire dal corpo per proteggere la sua mente. In caso di stress negativo il sistema nervoso simpatico si attiva e vengono rilasciate sostanze come l’adrenalina e le catecolamine che «bloccano i sistemi non essenziali come quello digestivo e sessuale, la circolazione sanguigna si riduce, perché il cuore ha bisogno di tutto il sangue affinché si possa lottare o fuggire». Notare bene che l’incremento delle catecolamine riduce il flusso sanguigno e provoca la disfunzione sessuale. Quindi:

stress negativo= no piacere

Dice Wolf «Se l’obiettivo è devastare la psiche, esercitare violenza sulla vagina è un modo molto efficiente per raggiungere lo scopo. Una donna la si piega più rapidamente e integralmente stuprandola che picchiandola, per via della vulnerabilità della vagina, che è un mediatore della coscienza». E ancora «Lo stupro, se ben compreso, non prende di mira soltanto gli organi sessuali femminili, ma il cervello». Lo stupro perciò è sempre stato utilizzato in tutte le culture e in tutti i tempi a questo scopo, e Wolf ipotizza si tratti di un «tentativo di riprogrammare le donne, a un livello fisico cruciale per il genere femminile, per renderle meno coraggiose, meno sicure di sé, meno robuste sotto altri aspetti e far si che vivano il resto della vita con un senso di sé meno stabile». Il problema sono quindi le donne sicure di sé, che non piacciono agli uomini che non sono sicuri di sé.

Non esiste nessuna donna che voglia essere stuprata, nessuna che si vesta in modo provocante per essere stuprata. Nessuna mai, in nessun luogo e in nessun tempo.

Penso che tutti dovremmo leggere “Vagina. Una storia culturale”, tutti conoscere il tantra e la dottrina taoista, tutti ma proprio tutti adorare la “porta celeste” che ci introduce alla vita, e rispettare la sessualità femminile, che ancora oggi dopo migliaia di anni continua ad essere «vituperata, stigmatizzata, controllata, soggiogata, separata dalle donne, dagli uomini, segmentata, insultata e venduta. […] una tragedia per le donne, per gli uomini e per la civiltà squilibrata e predatrice che quell’alienazione ha prodotto».

Betty Argenziano


5 risposte a "Ci vorrebbe un mediatore culturale tra patate e piselli"

  1. L’ aggiacciante affermazione del mediatore culturale (due parole che dovrebbero significare dialogo, comprensione tra culture e non tra ignoranze) di Rimini é, purtroppo ancora una volta, l’apertura su un baratro. Che non la si veda solo come appartenente ad altra “cultura”. Molti uomini occidentali l’accetterebbero subito, vanificando in un attimo decenni di lotte delle donne. Non so se l’indignazione generale di questi giorni possa essere sufficiente…

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    1. È per questo che non ho mai fatto alcun accenno alla nazionalità dello pseudo-mediatore. Penso si tratti proprio di un atteggiamento dolorosamente comune negli uomini, soprattutto quelli che si nutrono di pornografia e sono convinti che la massima aspirazione sessuale di una donna sia essere penetrata con un estintore. Quello che manca è un atteggiamento reverenziale nei confronti della vagina, dovremmo essere noi donne a riscoprire un approccio tantrico al sesso e diffondere una cultura di contrasto alla pornografia. Siamo noi che dobbiamo cambiare.

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  2. Quel commento me lo ricordo a distanza di mesi ed è gravissimo. Oggi ci si è messo Morelli dicendo che c’è della puttana in ognuna. La sessualità attiva ed il piacere femminile sono stati negati per anni. So che quando dici “gli uomini” non parli di tutti, lo precisi almeno una volta, non so se anche nell’articolo, però. Non credo che la donna sia un essere alieno altro da noi uomini e così difficile da capire se non ci si mettessero di mezzo le difficoltà di comunicazione, mettiamoci poi che anche molte donne, pur comprensibilmente (non parlo delle stronze), assumono talvolta, per reazione, comportamenti di chiusura verso gli uomini che rendono più difficili le cose rispetto al parlare tra persone dello stesso sesso, non che è impossibile ma si devono aspettare situazioni giuste, cosa che però è bene imparare in generale.
    Una curiosità, parli della necessità del rilassamento, ma, non per dire, esistono anche rapporti in cui lei è molto “aggressiva” e passionale verso di lui mentre ci fa sesso, prendendo una parte attiva, forse intendi la fiducia, curiosità (:.
    Sì a sentire molti uomini è una cosa asciutta e depurata di ogni riguardo ed empatia verso la persona con cui dovrebbero condividere il piacere, questo purtroppo anche al di fuori dalle violenze, talvolta. Ma la violenza è il massimo della riduzione ad oggetto inanimato o meglio se ancora se lo fosse, vedi droghe paralizzanti. E’ l’ebbrezza del potere e della sottomissione più dell’atto in sè.

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    1. È vero che nella donna può esserci un comportamento “aggressivo”, ma preferirei definirlo selvaggio. In fondo è proprio la nostra natura donna selvaggia che cultura e religione cercano di sopprimere da migliaia di anni. In ogni caso, anche in questa situazione più attiva, la donna deve essere rilassata, che non significa in abbandono o passiva, ma semplicemente deve sentirsi al sicuro. È un istinto animale, nessun animale fa sesso se percepisce un pericolo, perchè rischia la vita. Hanno fatto esperimenti in tal senso sui soliti poveri topolini.

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      1. Sì giusto, anche se penso di avere inteso la stessa cosa, appunto “selvatico” e non in senso negativo affatto. Ancora una volta la vedo allo stesso modo, anch’io devo fidarmi e sentirmi sicuro. Questa cosa viene come negata agli uomini, come se la visione machista, modellandosi su altri animali (peraltro malamente) li vorrebbe sempre pronti. Anche alcune donne ci credono e ci rimangono male se a lui non va in quel momento, mentre invece dovrebbe essere normalissimo. Graze e a presto.

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