Come sminuire una ricercatrice in due semplici mosse

C’è una ricercatrice italiana, la dott.ssa Concetta Castilletti dell’Istituto Spallanzani che con la sua equipe ha isolato il coronavirus. Una bella notizia che poteva essere data in tanti modi. L’ANSA, per esempio. Guardiamo come viene impostato l’articolo partendo dal titolo: “Coronavirus, Castilletti all’ANSA: ‘Abbiamo cullato il virus”. Fino a qui tutto bene, mi pare strano il verbo cullare per un virus, ma per il vero in laboratorio si “coltiva”, quindi forse si “culla” pure. Ma guardiamo l’articolo; invece di entrare nel merito della scoperta scientifica, che è di grande attualità, l’ANSA preferisce focalizzare l’attenzione sulla stranezza della situazione: tra le righe serpeggia lo stupore, è stata una donna? Ma come ha fatto se ha un marito e due figli? La dott.ssa Castilletti diventa subito solo ‘Concetta’, un sistema molto usato contro le donne per sminuire la loro figura professionale: chiamarle per nome e eliminare il titolo accademico o professionale è una prassi molto diffusa e ahimè la conosco anche in prima persona; è una sorta di “ridimensionamento” chiamare per nome, come fanno gli snob con i sottoposti (tipo il maggiordomo Ambrogio della vecchia pubblicità), solo che il sessismo lo fa a tappeto con tutte le donne con un titolo accademico e/o professionale, fateci caso. Questa confidenza sembra dire “Giù dal piedistallo, Concetta”.

Ma ciò che più mi ha sorpresa è che il breve articolo ruoti intorno a questa frase: “Concetta ha 56 anni, due figli grandi e una famiglia che la supporta da sempre, a partire dal marito”.

Indubbiamente la nostra società non ama le madri lavoratrici e fa di tutto per chiuderle in casa e tarpare loro le ali, senza curarsi di perdere i loro enormi talenti, per cui sicuramente la ricercatrice avrà avuto bisogno di supporto nella sua vita familiare e professionale, ma è qualcosa di cui parlare diffondendo la notizia scientifica? L’articolo infatti si focalizza sulla vita della ricercatrice, fatta di emergenze sanitarie e famiglia. Immaginate se fosse stato un uomo ricercatore e guardate come suona strano invertire le cose. Poniamo lui sia il dott. Mario Rossi: “Mario ha 56 anni, due figli grandi e una famiglia che lo supporta da sempre, a partire dalla moglie”. Nessuno avrebbe dato la notizia di “Mario” in questo modo, anche perché tutti diamo per scontato che il dott. Rossi possa dedicarsi al suo lavoro perché a casa ha una schiava (per libera scelta, ben inteso eh!) che si occupa di tutto. Nessuno chiede a Mario “E i figli chi te li guarda?”. Non è compito di Mario. Forse dunque fa più notizia un marito che supporta la moglie che lavora piuttosto che l’isolamento del coronavirus.

 

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