Che cos’è il “sexage”

CUOREculo“SEXAGE”

sexage è la riduzione di una persona al suo sesso

 […] le donne SONO il sesso,

tutte intere sesso e usate come tali.

[…] La donna è sesso, ma essa non possiede un sesso: un sesso non possiede sé stesso.

Gli uomini non sono un sesso ma ne hanno uno. [Colette Guillaumin]

Qualche mese fa mi interrogavo sulla ipersessualizzazione delle donne nel post “Possiamo salvare il mondo in mutande?” senza riuscire a mettere a fuoco il problema. Ma rileggendo nelle scorse settimane il meraviglioso libro  “Le dita tagliate” della etnologa Paola Tabet, ho capito il perché dell’epidemia di natiche all’aria di questa estate, tra costumi a perizoma e hot pant: è una manifestazione di sexage; guardando la sovraesposizione del corpo femminile per ogni dove, si può senza dubbio affermare che questo sia il secolo delle natiche, nei media, nella pubblicità, sulle spiagge, per le strade; le ragazze indossano shorts talmente short che sembrano mutande, così da creare una certa continuità di chiappe tra la spiaggia e la strada. Gli uomini ovviamente al mare indossano bermuda lunghi fin sopra il ginocchio, come nella Belle Époque, nonostante bagnati debbano essere un calvario.

Tabet mi ha svelato il trait d’union tra un paio di hot-pant incastonati tra i glutei e il burqa; ho potuto dare un nome al disagio che provo a volte di fronte all’asimmetria tra donne nude e uomini coperti. Il trait d’union si trova nella citazione di Colette Guillaumin di un articolo, «Pratique du pouvoir et idée de Nature. Le discours de la Nature», pubblicato nel 1978 su Questions feministes, rivista fondata nel 1977 da Simone de Beauvoir, citato da Tabet e che apre questo post. Colette Guillaumin, era etnologa, psicologa e sociologa, e aveva visto lucidamente la gerarchia sessuale, dove  l’uomo è soggetto sessuale e la donna oggetto sessuale

SEXAGE SQUARE“Sexage” è la riduzione di una persona al suo sesso

Così mi spiego l’irritazione che provo quando sento gli uomini dire bonariamente “mi piace la figa”; le donne non dicono pubblicamente “mi piace il cazzo”, e non perché non sia di gradimento a quelle attratte dagli uomini. Le donne certamente parlano dei peni dei loro partner, ma di certo non scrivono ovunque “W il cazzo”. Ammesso che qualcuna volesse fare un’idiozia del genere, in caso di stupro senz’altro poi qualcuno direbbe «te la sei andata a cercare». Nessuna scrive “W il cazzo” perché all’oggetto non è consentito esprimersi pubblicamente sul soggetto senza incorrere nello slut-shaming.

keep calm and viva la figaMi piace la figa sembra quasi una frase simpatica, declinata in tutte le sue varianti, una dichiarazione di sana virilità, tanto che ormai è normalizzata in ogni situazione: “mi piace la figa” lo puoi dire in TV, in un film, sul palco di un teatro, a tavola, in ufficio in riunione davanti a tutte le colleghe; 20180719_101903“W la figa” lo trovi scritto nei bagni pubblici, sui muri, sugli alberi, sugli striscioni appesi alle finestre, inciso dentro agli ascensori e in ogni dove, e non è una dichiarazione d’amore ma una affermazione di dominazione; “mi piace la figa” esprime la gerarchia sessuale di un genere sull’altro, gerarchia che è alla base di tutti gli squilibri nel mondo. w viva la figa logo partitoNon serve a nulla avere sulla carta gli stessi diritti, le quote rosa, la declinazione al femminile delle professioni più prestigiose, non serve la parità di retribuzione o diventare Prima Ministra, neppure liberare le donne dall’obbligo dello hijab o sfondare il soffitto di cristallo: solo quando conquisteremo il diritto alla soggettivitá sessuale esisterà la parità tra i sessi. Il resto è Divide et Impera, sul quale accapigliarci inutilmente.w viva la figa

Che esista un rapporto di potere nelle relazioni sessuali lo impariamo “fin dalla fase del loro apprendimento”, come dice Tabet in “Le dita tagliate”: “La differenza di potere tra i sessi determina un accesso diseguale alla conoscenza anche sul terreno della sessualità”; dalle “mutilazioni psichiche” prodotte dalla religione e dalla morale (il noto se lo fa un uomo è uno stallone, se lo fa una donna è una troia) che creano condizionamenti e repressioni, sino alle forme di violenza utilizzate per esprimere la gerarchia sessuale, come lo stupro. La stessa pornografia, che sta devastando le giovani generazioni, e obbliga le donne a indossare modelli di comportamento sessuale prêt-à-porter, ipersessualizzati e contemporaneamente infantilizzanti, cuciti addosso senza il loro consenso in quanto oggetti, e come tali indotte a crearsi un immaginario sessuale di dominate funzionale al soggetto dominante.

Sexage* è la riduzione di una persona al suo sesso

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pubblicità segnalata sulla pagina FB La pubblicità sessista offende tutti

Questa dinamica sociale è chiarissima nella pubblicità, dove viene usato il corpo della donna per vendere qualunque cosa; il gruppo Facebook La pubblicità sessista offende tutti raccoglie segnalazioni di pubblicità sessiste, molto spesso offensive per le donne ed è attiva nel promuovere il cambiamento di mentalità: allusioni sessuali più o meno esplicite, che avrebbero un profilo troppo basso persino per un film anni ’70 di Pierino, sono la costante delle pubblicità italiane.

bilboa
Immagine tratta dalla pubblicità Bilboa

C’é anche un interessante sito Occhio allo spot dove viene analizzato lo spot sessista: guardate quelle di Bilboa e Chilly, a proposito di “estate dei culi”. Provate a pensare ad alcune di queste pubblicità con un uomo al posto della donna, mezzo nudo, e chiedetevi in tutta onestà se non lo trovereste ridicolo o degradante la sua dignità: é quello che propone la pagina Facebook Mujeres sin descafeinar con questa immagine un po’estremizzata dell’uomo vicino alla moto.

Chilly
Pubblicità Chilly. È proprio necessario vedere le natiche di una donna per promuovere un detergente per l’igiene intima? Perché il target è sempre femminile? Gli uomini non si lavano?

Mujeres sin descafeinar

C’è poi il filone del “porno chic” che si ispira a codici pornografici più spinti: è meno casereccio degli esempi precedenti, e propone saffismo, sadomasochismo, stupri collettivi nella pornificazione della comunicazione pubblicitaria. È utilizzato dalle grandi firme di lusso, e predilige la donna oggetto nuda in posizione di sottomissione ad un uomo. violenza dolce gabbana

Sexage è tutto quanto raccontato nel libro “Alle donne piace soffrire?”, dove canoni estetici, moda, dietetica, chirurgia estetica, deformazioni e mutilazioni, analfabetismo, sottonutrizione, femminicidio, raccontano la stessa sconvolgente storia millenaria di dominazione di un genere sull’altro.

20180609_192755Prendete per esempio questa pubblicità che ho fotografato in un quartiere “bene” della mia città, dove qualcuno ha disegnato un simbolo fallico e scritto parole riconducibili al bullismo sexage: le ragazze sono giovani e carine, per cui tutte le donne che vi si identificano o si ispirano, guardando l’immagine sapranno di poter sempre essere “giudicate dall’alto”, perché sull’oggetto sessuale c’è sempre la spada di Damocle della vergogna. Quando e perché provare vergogna per il tuo sesso (e perciò per te stessa, che sei solo sesso), sarà stabilito arbitrariamente da qualcuno in forza dell’appartenenza al genere dominante.

È importante dare un nome alle cose: come mansplaining ha messo a fuoco l’arroganza di chi ti spiega l’ovvio come se fossi una bambina di 5 anni, così 40 anni fa la gerarchia sessuale tra i generi è stata condensata nella parola sexage. Quasi sempre gli asservimenti di sexage li compiamo di nostra “spontanea volontà”: la cultura infatti definisce ruoli e comportamenti secondo una immutabile gerarchia sessuale che assorbiamo nell’infanzia. Perciò mai come in questo “secolo delle natiche” è necessaria una Rivoluzione Sessuale che è in primis culturale.

 

*Sexage è derivato dal sessaggio degli animali negli allevamenti (es. sessaggio delle galline).

 

Lasciate una recensione al libro “Alle donne piace soffrire?” qui, è preziosa per me e per tutti coloro che cercano ispirazione prima di un acquisto.


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